AREE DI INTERVENTO


 

Nella letteratura, tali disturbi comprendono una varietà di problemi specifici con eziologie ed esiti diversi ed il lungo elenco di sintomi a essi associato ne riflette la natura eterogenea. Da qui la necessità di determinare quando un problema diventa un disturbo, poiché in questi Soggetti i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo.

 Tra i Disturbi del Comportamento Alimentare, l’Anoressia sembra presentarsi con sempre maggiore frequenza, costituendo un problema scottante e tale da suscitare negli ultimi decenni un interesse sempre crescente. Pur costituendo ormai l’esempio tipico di disturbo alla cui origine s’intrecciano fattori individuali di vulnerabilità, alcuni sicuramente psicologici, altri forse biologici, a fattori familiari e culturali, si tratta comunque di una patologia essenzialmente psicologica e tale da comportare gravi conseguenze somatiche, che a loro volta agiscono sullo stato psichico delle pazienti e contribuiscono a far cronicizzate ed aggravare il disturbo.

Elementi tipici della condizione anoressica sono l’estremo dimagrimento, la negazione dello stato di malattia, un disturbo della consapevolezza corporea, un’attività fisica incessante ed un’enfasi sulle proprie capacità mentali e razionali. La perdita di peso viene considerata come una straordinaria conquista ed un segno di ferrea autodisciplina, mentre l'incremento ponderale viene esperito come una inaccettabile perdita delle capacità di controllo.

A differenza dell’Anoressia, la Bulimia si presenta come un disturbo che può andare nella direzione di una cronicizzazione psicopatologica, ovvero come un adattamento del Soggetto che concentra la sua patologia in certi momenti della giornata, svolgendo poi per il resto del tempo una vita apparentemente regolare. Il decorso clinico può essere, quindi, cronico o intermittente, con fasi di remissione alternate a fasi di riacutizzazione. L’abbuffata ha caratteristiche di rituale nella maggior parte dei casi, rituale che è comunque diverso per ogni Soggetto che sceglie un suo modo particolare di nutrirsi, avendo preferenze che riguardano gli alimenti o la preparazione dei cibi da ingurgitare. Il peso rimane in genere nella norma grazie all’adozione di una serie di meccanismi compensatori, come il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi e diuretici, l’alternanza di episodi di abbuffata con diete fortemente restrittive.

Le caratteristiche cliniche dei Disturbi della Condotta Alimentare, nonché la loro complessità o la particolarità della loro natura e, soprattutto, la multifattorialità delle loro cause rendono necessaria la programmazione di una terapia complessa, particolare e multifattoriale. La messa in campo di varie professionalità consente, inoltre, di trattare in modo specialistico e qualificato tutte le aree coinvolte del Soggetto (organico, psicologico ed eventualmente anche psichiatrico, nutrizionale e sociale), portandolo al tempo stesso a riflettere sui vari aspetti del proprio disagio. L’iter terapeutico, pur all’interno di un programma concordato e condiviso, viene personalizzato ed adattato, volta per volta, alle necessità del momento, alla fase della malattia, alle risorse attuali della persona ed alla sua risposta alla cura.

La separazione dalla famiglia, a differenza di altri protocolli, in quello ad orientamento psicodinamico non viene forzata o prescritta, neanche durante il periodo di blocco dell’alimentazione, tenendo conto dell’importanza del sostegno emotivo ed affettivo dei familiari, in particolare della madre, anche negli stati più gravemente regressivi.

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